La galleria dei ritratti: Anita e Sandro
di Anita Cerpelloni e Sandro Russo (pubblicato su Ponza Racconta)
Una pagina del diario di Anita da Ètel con un acquerello
Sandro Rustico
di Anita Cerpelloni
Medico e sognatore, ‘Sandro Rustico’, come a lui piace definirsi, ti sorride e ti guarda diritto negli occhi. Sfugge un po’, non vuole essere messo in una categoria e mi dice: “Non ho ancora capito la tua essenza” -, ma neppure io l’ho capita.
Ci sono persone che si raccontano volentieri e comunque anche se non glielo chiedi. Dopo una giornata di studio reciproco a distanza, finalmente nel traghetto di ritorno dell’isola Belle-Île, ci sediamo di fronte e ci raccontiamo l’un l’altra. Mi racconta un po’ la sua vita e dice di aver scelto di vivere in campagna sulle colline dei Castelli romani lontano da Roma, città troppo complessa. I suoi occhi ti guardano con curiosità semplice. Ama molto le piante che conosce per passione e per lavoro, ha fatto il medico ricercatore, inoltre ha studiato Anestesiologia e Tossicologia e altro ancora. Ama l’isola di Ponza dove ha trascorso parte della sua fanciullezza e giovinezza, ama il mare e il senso di libertà che gli dà. Ha viaggiato e ama viaggiare. Tiene un sito dove pubblica racconti, ma non l’ho ancora visto, ho curiosità di leggerlo.
Lui ha ancora conservato un cuore bambino, curioso della vita. “Desidera una vita libera”, è ciò che ho pensato e percepito di lui.
Ti guarda con lo sguardo birichino un po’ da presa in giro e un po’ di quello che ha fatto una marachella. Questo mantenere un’ironia su di sé e sugli altri, mi piace molto in una persona.
Ciao
Anita
Anitah Bernhardt
di Sandro Russo
Incredibile il cambiamento delle persone ai nostri occhi, dal primo sguardo di sfuggita all’arrivo, simulacri vuoti, anche leggermente irritanti nella loro occupazione dello spazio; seguirne l’evoluzione giorno dopo giorno… Fino a “quasi-amici” per avvicinamenti progressivi, chiacchiere casuali quando ci si trova vicini a tavola o più dirette nei giorni successivi.
Il destino mi ha dato in sorte Anita e su di lei focalizzo la mia attenzione.
Con lei è andata come per gli altri. Una presenza neutra all’inizio, poi ciascuno di noi ha acquisito un’anima, ci siamo “addomesticati” e abbiamo cominciato ad aver piacere di incontrarci.
Credo di aver passato una specie di esame con Anita. È stato quando siamo andati al Jardin de Garenne.
A me, davanti ad alberi e piante, spontaneamente vengono alla mente i nomi. Non è per esibizionismo, mi piace parteciparli e mi tengono allenata la memoria.
Ho avuto l’impressione che Anita ne avesse fastidio e mi guardasse male; sul nome di qualche pianta non eravamo stati d’accordo.
Poi nella difficoltà comune di identificare un grande albero – era un pino cembro – siamo stati contenti insieme della risoluzione e senza parole lei ha dismesso la competizione. Da lì in poi abbiamo cominciato ad accettarci e ci siamo avvicinati.
Il giorno dopo, seduti in tre al sole, in attesa del pranzo, ci ha raccontato dell’alluvione di Venezia del 2019 e di come l’acqua ha risparmiato la sua casa mentre le ha devastato il laboratorio e gran parte delle “carte” che vi erano conservate.
E avevamo preso ad apprezzare anche gli incontri della mattina presto, gli unici svegli nella grande casa silenziosa, io al computer, lei alla perenne ricerca del filtro metallico dentro cui mettere l’amato thè verde, nell’acqua bollente.
Ho avuto l’impressione di una persona forte, positiva, che fronteggia i problemi della vita con decisione. Prima ancora di sapere della sua professione – è architetto – e di quando ha deciso di smettere di lavorare per gli altri e di esprimere la sua creatività in un modo e in un campo molto originali. Come nel modo di vestire… sciarpe e veli, scialli e bandane; in una immagine di Sarah Bernhardt fotografata da Nadar che ci ha mostrato Federica stamattina, prima di partire per Belle Île en mer. Come nei suoi acquerelli.
Le ultime pennellate su di lei, apprese durante il viaggio in nave al ritorno – il mondo sensoriale dell’infanzia e altri cenni della sua vita successiva in cui c’è anche una figlia -, sono state tutte coerenti con l’immagine che mi ero fatta.
Poi verrà il momento della partenza e saremo tristi.
E che cosa ci avremo guadagnato?
“Ci guadagno – disse la volpe – il colore del grano.